Associazione Micologica Adriatica (Pescara)

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Il fungo «Candida auris»TRA 2015 E 2016 C’È STATA UN’EPIDEMIA IN UN OSPEDALE DI LONDRA

Il fungo letale e resistente ai farmaci
A New York 44 casi negli ospedali

 

Fa paura la Candida auris, scoperta nel 2009 nell’orecchio di un anziano giapponese. Si diffonde facilmente e colpisce i soggetti più deboli, che rischiano infezioni gravi «Una minaccia globale per la salute»: così i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitensi definiscono il super-fungo potenzialmente letale che sta seminando il panico negli ospedali, soprattutto di New York e del New Jersey (ma non solo). Si tratta della Candida auris resistente ai farmaci, micete lievitiforme isolato per la prima volta nel 2009 nel canale uditivo di un 70enne giapponese ricoverato all’Ospedale geriatrico di Tokyo, e poi “migrato” in diversi Paesi, tra cui Stati Uniti e Gran Bretagna. Il primo caso in Europa è avvenuto a Londra, in un ospedale cardiologico: tra aprile 2015 e luglio 2016 ci sono stati 50 casi. Bruciore e difficoltà a deglutire. Negli ultimi mesi a New York i casi di infezione resistente ai farmaci sono stati 44 (in 15 ospedali e uno studio medico), con 17 morti, ma per i decessi non è stato possibile stabilire in modo definitivo la relazione causa-effetto perché i pazienti avevano altre patologie preesistenti. Il primo caso negli Stati Uniti risale al 2013, ma la vera diffusione del super-fungo è iniziata l’anno scorso. Può infettare le ferite, le orecchie e il sangue. Nei casi peggiori (pazienti deceduti) provoca infezioni sistemiche entrando in circolo. I principali sintomi sono bruciore e difficoltà a deglutire. Il super-fungo - spiegano gli esperti dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta - agisce come un super-batterio, non risponde agli anti funghicidi ed è difficile da identificare nei test di laboratorio, perché può essere facilmente scambiato con la Candida comune, ben nota e diffusa negli ospedali di tutto il mondo. La Candida auris colpisce soprattutto i soggetti deboli, come neonati e anziani e si diffonde molto facilmente: è stato trovato sulle attrezzature degli ospedali e sulla pelle di alcuni pazienti, anche già trattati con i medicinali. Nella maggior parte dei casi, è stato identificato in persone che erano state ricoverate a lungo in ospedale.

Infezione ospedaliera.

Una volta sequenziato il genoma del fungo, si è scoperto che, nelle stanze dove erano ricoverati i pazienti colpiti dall’infezione, era presente non solo sul materasso, sul comodino e sulla testiera del letto dei pazienti, ma anche su altri arredamenti della stanza e persino sul davanzale. Sembra che l’infezione si contragga prevalentemente in ospedale. I fattori di rischio individuati finora sono: interventi chirurgici recenti, impiego di antibiotici e antimicotici ad ampio spettro, uso di cateteri venosi centrali. In caso di pazienti infetti, gli esperti raccomandano misure di isolamento e la pulizia accurata della stanza con prodotti a base di cloro e vapori di perossido di idrogeno. Viene raccomandata anche la decontaminazione cutanea con prodotti a base di clorexidina.


 

Marito e moglie di Arzachena in ospedale per avvelenamento da funghi

I due, settantenni, accusavano pesanti sintomi a carico dell'apparato gastrointestinale. Salgono a sette i casi in Gallura 48 ore: appello dell'Asl

ARZACHENA. Marito e moglie, entrambi settantenni, di Arzachena, nella notte tra il 30 e il 31 ottobre sono finiti al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, poche ore dopo aver consumato un piatto di polpette con un contorno di funghi, raccolti nelle campagna del comune di Arzachena. Accusavano gli stessi sintomi: vomito irrefrenabile, dolori addominali violenti e diarrea. Avevano infatti ingerito un fungo velenoso a breve latenza, l’Entoloma sinuatum, che se non trattato clinicamente può comportare anche dei danni epatici. Al momento i due si trova in osservazione al pronto soccorso e le loro condizioni sono ora stabili.

Salgono a 7 in appena 48 ore i casi accertati da intossicazione da consumo di funghi dai micologi della Asl di Olbia, tanto da portare l’Azienda sanitaria a lanciare l’ennesimo appello alla prudenza: “Per evitare simili situazioni si consiglia di rivolgersi sempre al micologo, esperto in grado di classificare e fare una cernita esatta dei funghi raccolti. con le abbondanti raccolte che si stanno registrando in questo periodo nelle campagne e nei boschi della Gallura, l'Azienda sanitaria ricorda alla popolazione l'importante servizio, gratuito, istituito a tutela della salute pubblica.


Avvelenato da funghi, salvato a Torino. Con un trapianto di fegato eseguito all'ospedale Molinette

(ANSA) - TORINO, 11 ottobre 2015

E' stato salvato con un trapianto di fegato, a Torino, un uomo che aveva mangiato funghi velenosi ed era stato colto da un'epatite fulminante. L'intervento è stato eseguito all'ospedale Molinette dal professor Mauro Salizzoni e dalla sua equipe.

Il paziente, un romeno di 54 anni residente nel Torinese, di professione muratore,  aveva pasteggiato a base di funghi mercoledì sera. E' quasi certo - spiegano alle Molinette - che abbia ingerito delle porzioni di Amanita phalloides, fungo di elevatissima tossicità, il cui avvelenamento ha quasi sempre esiti mortali. Nella giornata successiva ha cominciato ad accusare i primi malesseri, che in seguito si sono aggravati al punto da portarlo al ricovero all'ospedale di Ivrea. Ieri è stato trasferito alle Molinette. "Una volta lanciata l'allerta - spiegano i sanitari - l'organo si è reso disponibile in tempi molto rapidi. E questo ci ha permesso di intervenire tempestivamente". Il fegato è arrivato la notte scorsa dall'ospedale Cardarelli, a Napoli.

Nel corso della giornata sette componenti di una famiglia di origine romena, fra cui una bambina di sette anni, sono stati portati in ospedale con le ambulanze, a Torino, per una intossicazione da funghi. Nessuno è in condizioni gravi ma i medici li tengono costantemente sotto controllo. Tutti hanno mangiato, a pranzo, un risotto ai funghi tra cui, a quanto pare, c'erano esemplari di Amanita phalloides.

Alle Molinette raccomandano molta attenzione ai consumatori di funghi: "Questa è la stagione buona per la raccolta. Ma bisogna sapere cosa si può mangiare e cosa non si può". (ANSA).


Mangiano funghi velenosi al posto di prataioli. Un morto nel Cosentino, gravi altre tre persone.

E' accaduto a Corigliano Calabro. La persona deceduta è un imprenditore quarantatreenne mentre una badante di 23 anni è stata colta da un malore insieme ai genitori dell'uomo

Mangiano funghi velenosi al posto di prataioli
Un morto nel Cosentino. Gravi altre tre persone

Amanita verna

CORIGLIANO CALABRO (CS) - Un morto, e non due come inizialmente si pensava, per avere mangiato funghi velenosi, scambiati per comuni prataioli.

E' accaduto a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza.

La vittima è un noto commerciante di 43 anni, Dino Falco, mentre la badante, che inizialmente si ipotizzava fosse morta in realta è stata operata e si trova in gravi condizioni.

La donna aiutava i suoi genitori, ed è una rumena di 23 anni. 

L'uomo è morto dopo il ricovero con l'elisoccorso nel centro antiveleni dell’ospedale “Buccheri-La Ferla-Fatebenefratelli” di Palermo. 

Sono in tutto quattro le persone che avevano mangiato i funghi velenosi. Oltre all'uomo morto e alla badante in gravi condizioni, infatti, c'erano anche il padre e la madre del commerciante.

I primi ad avere avvertito i sintomi da avvelenamento sono stati proprio i genitori di Dino Falco. Poche ore dopo il malore ha colpito anche il quarantatreenne e la giovane rumena, i genitori, invece, sono ancora ricoverati, ma sembrerebbero fuori pericolo. (20 ottobre 2014)

 

 

 


Mangiano funghi velenosi, grave intera famiglia. A Rende condizioni critiche per padre e madre.

Insieme ai tre figli hanno mangiato una qualità di funghi che causano mortalità, ora lottano tra la vita e la morte in ospedale. I tre ragazzi stanno meglio. E' stato un campione di funghi che era stato congelato a confermare che ha permesso di rinvenire spore di Amanita Phalloides

Mangiano funghi velenosi, grave intera famiglia
A Rende condizioni critiche per padre e madre

Amanita phalloides

COSENZA – Sono in gravi condizioni di salute i cinque cittadini di Rende che si sono presentati ieri mattina al Pronto Soccorso di Cosenza. Un intero nucleo familiare ha raggiunto l’ospedale con i chiari sintomi di una intossicazione alimentare. L’intervento dei medici ha subito confermato la prima diagnosi e sono state attivate tutte le procedure per prestare le prime cure necessarie alla donna e ai quattro uomini, fra cui un ragazzo, colpiti dalla sindrome di avvelenamento. 

Si è capito fin da subito che la patologia era provocata dall’ingerimento di alcuni funghi e dall’Ospedale hanno subito contattato l’Ispettorato Micologico dell’Asp di Cosenza. Sul posto è quindi intervenuto il dottor Orlando Marsico che insieme al dottore Ernesto Marra ha avviato gli esami. Parte dei funghi raccolti erano stati infatti surgelati e proprio su quelli è stato avviata una accurata ispezione microscopica per rinvenire eventuali batteri. 

L’esito dell’esame ha chiarito ogni dubbio perché sono state rinvenute spore di Amanita Phalloides, capostipite dei funghi velenosi ad alta mortalità. Proprio per questo i medici del Pronto Soccorso hanno operato le prime cure raccogliendo le informazioni dagli esperti del centro micologico. Marito e moglie che sembrano essere quelli più gravi sono stati trasferiti nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Cetraro.

I tre figli sono ricoverati all’ospedale di Cosenza. (1 ottobre 2013)

 

 


Tre persone avvelenate dai funghi. Una è in gravi condizioni.

Tre persone sono rimaste avvelenate da alcuni funghi appena mangiate. Una delle tre, una donna di 45 anni, versa in gravi condizioni. Gli altri due sono in condizioni che non destano preoccupazione. Il Fatto è avvenuto a Rose

Tre persone avvelenate dai funghi
Una è in gravi condizioni

COSENZA - Tre persone sono rimaste avvelenate, una delle quali in modo molto grave, dopo avere mangiato funghi. L’episodio è accaduto a Rose.

I tre avvelenati, una donna di 45 anni, che è la più grave, il figlio di 14 ed il padre di 79, sono stati ricoverati nell’ospedale Annunziata di Cosenza.

Nell’ambito delle indagini sono intervenuti due micologi dell’Azienda sanitaria, Ernesto Marra e Orlando Marsico, secondo i quali i tre avvelenati hanno consumato il fungo Amanita verna. (24 aprile 2012)

 

 

 


Il fungo che riesce a sopravvivere su Marte

McMurdo Dry Valleys dove sono stati raccolti i funghi poi spediti sulla Iss

Il fungo che riesce a sopravvivere su Marte

L'esprimento è stato realizzato sulla Iss dove gli scienziati hanno esposto un Cryomyces antarticus alle condizioni del Pianeta rosso

UN FUNGO spaziale. Nel vero senso della parola. Perché il fungo antartico Cryomyces antarcticus potrebbe anche sopravvivere su Marte. Lo hanno constatato gli scienziati della Stazione Spaziale Internazionale che proprio sull'organismo hanno condotto uno dei loro esperimenti. Gli astronauti sono riusciti a coltivarlo, per un anno e mezzo, in condizioni molto simili a quelle del Pianeta rosso. I risultati dell'esperimento, coordinato da Rosa de la Torre Noetzel, dell'Istituto spagnolo di tecnologia aerospaziale, sono descritti sulla rivista Astrobiology.

 

La sfida è partita alcuni anni fa, quando i ricercatori europei sono andati nelle McMurdo Dry Valleys, situate nella Terra Vittoria al Polo Sud, uno degli ambienti più secchi e ostili del pianeta e considerato molto simile al terreno di Marte, per raccogliere campioni di due specie di funghi criptoendolitici. Questi sono stati poi spediti a bordo della Iss, per osservare la loro risposta a condizioni di vita simili a quelle marziane. Si è così visto che oltre il 60% delle cellule del fungo antartico è rimasto intatto e il suo Dna stabile. Attraverso dei filtri ottici, i campioni sono stati irradiati con raggi UV come se fossero su Marte, mentre altri con radiazioni più basse.


Nell'esperimento Life invece, i ricercatori coordinati dall'italiano Silvano Onofri, professore di Botanica sistematica dell'università della Tuscia, a Viterbo, hanno studiato due specie di licheni, prelevati dalla Sierra de Gredos in Spagna e le Alpi austriache, capaci di sopportare ambienti estremi come quelli di alta montagna. Metà dei licheni sono stati esposti alle condizioni di vita marziane, mentre un'altra parte, insieme ai funghi, è stata esposta a condizioni ambientali estreme come quelle dello spazio. In questo caso i licheni esposti alle condizioni marziane hanno raddoppiato l'attività metabolica rispetto a quelli soggetti alle condizioni spaziali.
Questi risultati offrono, per i ricercatori, nuove importanti informazioni ai fini della ricerca di forme di vita su Marte.


Disciplina della raccolta e della commercializzazione

dei funghi epigei spontanei in Abruzzo

 

Legge n° 09 del 03 marzo 2010

 


In vendita la star dei funghi, un esemplare di 100 milioni di anni fa, al prezzo di 100.000 dollari. Sembra quasi una chicca degna di Sotheby's, casa d'aste londinese di fama mondiale, invece il fungo viene ceduto su e-Bay, e non senza polemiche.

Scoperto in un blocco di ambra da Ron Buckley, cacciatore di fossili, è risultato essere il più antico finora ritrovato. La notizia ha anche valso una pubblicazione sul Journal Mycological Research, ma il micete è poi finito su e-Bay, generando una certa perplessità nel mondo scientifico. Come rileva David Hibbett, micologo alla Clark University di Worcester, nel Massachusetts, la vendita di qualsiasi esemplare scientificamente interessante desta sempre preoccupazione, poiché potrebbe renderlo non più disponibile per osservazioni e studi successivi. Buckley afferma, però, che il fungo è di scarso valore scientifico, visto che non è possibile estrarne il Dna. Al contrario, il suo valore dal punto di vista estetico sarebbe inestimabile.


Italiani poco esperti, ecco i consigli del tossicologo

FUNGHI, 500 "AVVELENATI" OGNI ANNO

 

Tempo d'autunno, di piogge, d'umidita': tempo di funghi. Con l'arrivo della brutta stagione migliaia di italiani si mettono "in caccia", e prevedibilmente, visti i prezzi al mercato, saranno ancora piu' numerosi quest'anno i raccoglitori della domenica, alla ricerca di porcini o prataioli. Ma gli italiani si rivelano ben poco esperti: sono 500 ogni anno, infatti, le persone che restano intossicate per aver mangiato un fungo velenoso.

Spesso si tratta di un contrattempo che si risolve con nausea, vomito e diarrea, ma una volta su dieci l'intossicazione puo' portare a una gravissima insufficienza epatica, anche letale. Il prof. Alessandro Barelli, direttore del Centro Antiveleni del Policlinico Gemelli, avverte: "l'autunno e' il periodo dell'anno in cui si concentrano il 90% delle intossicazioni da funghi, e gli appelli a non consumare funghi spontanei senza identificazione micologica non riescono a evitare, purtroppo, che ogni anno si verifichino gravi casi di intossicazione". Nella maggior parte dei casi, il problema "si risolve spontaneamente o con l'aiuto della terapia sintomatica (reidratazione, antispastici, antivomito)". Una quota minima dei casi, stimabile intorno al 10%, sono invece determinati da funghi contenenti sostanze letali, e si manifestano "con una grave sindrome da insufficienza epato-renale potenzialmente mortale". E' proprio il verificarsi ogni anno di decessi da funghi, spiega l'esperto, "che deve indurre chi li raccoglie a comportamenti obbligati atti a prevenire l'ingestione di tossine letali.

Il pericolo e' rappresentato principalmente da funghi mortali come le Amanite e i Cortinari che, se ingeriti anche in piccolissime quantita', provocano danni al fegato e ai reni che sono irreversibili, potenzialmente letali e con scarse possibilita' terapeutiche. In particolare, la cosi' detta sindrome falloidea e' determinata da funghi contenenti sostanze chiamate amatossine: Amanita phalloides, Amanita verna, Amanita virosa, Galerina autumnalis. E' sufficiente anche un solo cappello di Amanita phalloides, pari a circa 20 grammi, per determinare gravi intossicazioni potenzialmente mortali. Le amatossine distruggono in modo irreversibile le cellule del fegato. I cortinari, invece, producono un grave danno renale che si manifesta anche molti giorni dopo l'ingestione". Cosa fare, allora? E' bene considerare alcune semplici regole da rispettare: non consumare funghi raccolti o di dubbia provenienza se non dopo che essi siano stati con certezza identificati come commestibili da un micologo. Non fidarsi dei cosi' detti "esperti/conoscitori": "L'unica qualifica che permette l'identificazione certa del fungo - sottolinea Barelli - e' quella del micologo, professione complessa e richiedente una enorme cultura e una continua pratica sul campo. I cosi' detti esperti/conoscitori sono in genere la causa delle intossicazioni piu' gravi poiche' si avventurano nella raccolta di funghi commestibili che "assomigliano" a funghi pericolosi e commettono, a volte, pericolosissimi errori". Accertarsi che i funghi freschi spontanei acquistati presso esercizi di vendita siano muniti, come prevede la legge, di un'etichetta attestante l'avvenuto controllo. Occhio anche alla cottura, che "non disattiva tutte le tossine presenti nei funghi: in particolare le tossine che danneggiano e uccidono il fegato resistono anche alle temperature di cottura dei cibi". I metodi empirici quali la prova dell'aglio o dell'argento, avverte l'esperto, "non sono di alcuna utilita' per verificare se un fungo sia velenoso". Se dopo l'assunzione di funghi compaiono disturbi, soprattutto gastroenterici (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea), "non bisogna esitare a consultare un Centro Antiveleni e a seguire scrupolosamente le istruzioni che vengono fornite".

venerdì 10 ottobre 2008

Tratto da: http://salute.agi.it/


Cellule funginee

Genoma di un fungo apre la strada alla prossima generazione di biocarburanti

 

Un team di ricercatori provenienti da Francia e Stati Uniti hanno completato il sequenziamento dell"intero genoma del Trichoderma reesei, un fungo conosciuto per la sua capacità di scomporre e convertire biomassa vegetale in zuccheri semplici. Si prevede che il lavoro, in parte finanziato dall"UE, possa aprire nuove e più efficaci strade per la produzione di biocarburanti attraverso l"uso di piante non commestibili.
Il Trichoderma reesei contiene molti enzimi cellulasici che possiedono potenti capacità catalitiche per scomporre le piante.

Il fungo fu scoperto per la prima volta nel sud del Pacifico durante la Seconda guerra mondiale, dove provocò il caos consumando le uniformi e le tende in tela dei soldati statunitensi stanziati in quelle zone.
Per saperne di più su questi incredibili enzimi, i ricercatori hanno confrontato il genoma del fungo con altri 13 genomi fungini. Con loro grande sorpresa hanno scoperto che il T. reesei possiede un numero notevolmente inferiore di geni che codificano le sue cellulase, molto meno degli altri funghi capaci di scomporre la parete cellulare delle piante.
"Conosciamo la reputazione del T. reesei di essere un produttore di grandi quantità di enzimi degradanti, tuttavia siamo rimasti sorpresi dal ridotto numero di tipi di enzimi che esso produce e questo ci suggerisce che il suo sistema di secrezione delle proteine sia incredibilmente efficiente," ha detto Diego Martinez, autore principale dello studio e ricercatore presso l"Università del New Mexico.


Fungo

Funghi per bonificare suoli contaminati da uranio impoverito

 

I funghi trasformano l'uranio impoverito nella sua forma minerale difficilmente penetrabile in piante, animali, falde acquifere e sono ideali per i processi di bioremediation.

 

Uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Dundee, in Scozia, mostra che i funghi potrebbero essere utili nel recupero delle aree contaminate da uranio impoverito.

I funghi, infatti, riescono a “bloccare” l'uranio impoverito in una forma minerale difficilmente penetrabile in animali, piante e falde acquifere. Sembrano quindi gli organismi ideali per essere utilizzati in processi di bioremediation.
Inizialmente l'uranio metallico che contamina il terreno viene coperto da uno strato di ossidi, mentre l'umidità ambientale corrode l'uranio impoverito favorendo la colonizzazione da parte dei funghi. I funghi, crescendo, producono sostanze acide che corrodono ulteriormente il metallo. Tra le sostanze prodotte dai funghi vi sono degli acidi organici che convertono l'uranio in una forma che i funghi riescono ad assorbire, facendolo poi interagire con altri composti. Alla fine del processo, l'uranio solubile con alcuni fosfati porta alla formazione di un nuovo minerale di uranio che viene depositato intorno alla biomassa del fungo.

Geoffrey Gadd, che ha guidato la ricerca, spiega: “Il nostro lavoro ci conferma le incredibili capacità dei microrganismi di effettuare trasformazioni sui metalli e sui minerali presenti nell'ambiente.

Poiché i funghi sono dei perfetti agenti bio-geochimici – sottolinea il ricercatore – e spesso dominano i biota nei suoli contaminati e inoltre hanno un ruolo fondamentale nella colonizzazione e nella sopravvivenza delle piante attraverso la loro associazione con le radici, bisogna prenderli in considerazione nel trattamento e nel recupero dei suoli contaminati.”
Lo studio è stato pubblicato sull'ultimo numero di Current Biology.
Redazione MolecularLab.it (11/06/2008)


Corso di acqua

Uso dell'iRNA per purificare acqua da funghi e batteri

 

Un gruppo di ricercatori americani sono riusciti a bloccare la proliferazione di funghi e batteri presenti nell'acqua utilizzando la tecnica dell'interferenza dell'RNA

 

 I ricercatori della Duke University hanno applicato la tecnica dell'interferenza dell'RNA (iRNA), finora utilizzata nella ricerca biomedica, per rendere l'acqua potabile.

La nuova tecnica è stata presentata nel corso del congresso della Società Americana di Microbiologia, svoltosi a Boston. La tecnica, finora solo sperimentale, consiste nell'azionare dei micro-RNA per indurre l'espressione o silenziare alcuni geni. In questo modo i ricercatori sono riusciti a bloccare l'attività di un fungo comunemente presente nell'acqua.

Questa tecnica, applicata in campo ambientale potrebbe risolvere moltissimi problemi, tra cui il problema dell'acqua potabile nei Paesi in via di sviluppo. Se il metodo permettesse di bloccare la replicazione di virus e batteri presenti nell'acqua, la si renderebbe potabile e potrebbe essere usato come metodo alternativo al cloro e ai raggi ultravioletti anche nei Paesi avanzati. Sara Morey, responsabile del progetto, ha spiegato: “I nostri dati dimostrano che è possibile silenziare l'azione di uno specifico gene in un fungo che vive nell'acqua. Pensiamo l'interferenza dell'Rna potrebbe diventare uno strumento per silenziare geni al fine di controllare la proliferazione di batteri e virus che vivono nell'acqua”.
Redazione MolecularLab.it (05/06/2008)


Nei funghi un possibile aiuto contro il cancro al seno

 

Contengono sostanze con proprietà anti-aromatasi, enzima coinvolto nella produzione di estrogeni

 

 I funghi oltre ad essere un piacere per il palato, potrebbero anche essere utili per prevenire il cancro al seno.
I ricercatori del Beckman Research Institute of the City of Hope di Duarte (California, Usa) consigliano introdurre nella dieta almeno 100 grammi al giorno di questo alimento perché, assicurano, alcuni componenti interferiscono con l'azione dell'aromatasi. Un enzima che aiuta l'organismo a produrre estrogeni, gli ormoni coinvolti nel processo di formazione e crescita del tumore della mammella. Questo è il risultato della ricerca che è apparso sulla rivista Cancer Research.
Studiando sui topi gli effetti di sette vegetali con proprietà anti-aromatasi gli esperti hanno verificato che i funghi bianchi, una delle varietà più consumate a tavola, sono i più efficaci nell'inibire l'enzima. I loro estratti hanno, nei topi, ridotto sensibilmente la proliferazione delle cellule cancerose, bloccando la crescita della malattia. Includere i funghi nella propria alimentazione - sottolinea Shiuan Chen, a capo dello studio - può davvero contrastare il tumore al seno.

Anche meno di 100 grammi al giorno può avere una notevole efficacia per la prevenzione.
Redazione MolecularLab.it (28/12/2006)


Il DNA di tre funghi

 

Pubblicate le mappe genetiche di alcuni funghi microscopici

 

Un consorzio internazionale di ricercatori guidato dall'Università di Manchester ha decifrato il codice genetico di tre membri di una famiglia di funghi patogeni comuni: Aspergillus fumigatus, Aspergillus nidulans e Aspergillus oryzae. I risultati dell'analisi sono stati pubblicati sul numero del 22 dicembre 2006 della rivista "Nature". Nonostante facciano parte della stessa famiglia di funghi, le tre sequenze genomiche sono geneticamente differenti fra loro come quelle dei pesci e dell'uomo.
Gli aspergilli sono funghi molto comuni, trasportati dall'aria sotto forma di spore. Nonostante di solito siano innocui, la specie Aspergillus fumigatus è stata identificata già nel 1848 come una fonte di infezione: si tratta della prima causa infettiva di morte nei pazienti con leucemia e in quelli sottoposti a trapianto di midollo osseo. Aspergillus nidulans è stato un importante sistema sperimentale che negli ultimi cinquanta anni ha contribuito a svelare molti processi cellulari fondamentali.


Germoglio

La struttura del fitocromo

 

La proteina si trova non soltanto nelle piante, ma anche in funghi e batteri

 

La capacità di rispondere alla luce governa praticamente tutti i processi biologici delle piante, dalla germinazione dei semi alla fotosintesi, dalla pigmentazione agli schemi di crescita e di fioritura.

Per la prima volta alcuni scienziati hanno realizzato una mappa dettagliata di una delle proteine più importanti per la rivelazione della luce, il fitocromo, che si trova in molte specie di piante, funghi e batteri. Risolvendo la struttura tridimensionale della molecola, i ricercatori potranno comprendere in dettaglio come le piante reagiscono alla luce, aprendo la strada a molte possibili applicazioni, per esempio in agricoltura.
In un articolo pubblicato sul numero del 17 novembre 2006 della rivista "Nature", gli scienziati dell'Università del Wisconsin di Madison scrivono di aver osservato la struttura cristallizzata di un fitocromo proveniente da un batterio, la prima struttura di questo tipo mai descritta in biologia. I risultati suggeriscono che l'architettura della proteina abbia avuto origine circa un miliardo di anni fa, in un antenato comune di batteri, piante e funghi.


Termiti coltivatrici di funghi

 

L'agricoltura delle termiti si è sviluppata nell'Africa tropicale

 

L'agricoltura non è una caratteristica unica degli esseri umani: anche alcuni gruppi di insetti hanno sviluppato questo modo di vivere, per esempio le termiti che coltivano funghi all'interno dei loro nidi. Queste termiti si trovano sia nelle foreste pluviali sia nelle savane tropicali in Africa e in Asia. Ma in uno studio pubblicato sulla rivista "Current Biology", una combinazione di analisi del DNA e di modelli al computer suggerisce che l'agricoltura delle termiti ha avuto origine nelle foreste pluviali africane e si è poi sviluppata in molte altre specie che vivono oggi in varie parti del Vecchio Mondo.
La relazione fra le termiti e i funghi coltivati costituisce un impressionante esempio di simbiosi: le termiti usano materiale vegetale masticato, come legno ed erba secca, per nutrire i funghi e consentire loro di crescere, mentre il fungo converte a propria volta piante indigeribili in nutrienti che le termiti possono utilizzare.

 

Funghi contro le zanzare

Uno spray riduce il numero di insetti portatori del parassita della malaria

 

Una casa piena di muffa potrebbe aiutare a combattere la malaria uccidendo le zanzare che portano la malattia. Alcuni ricercatori hanno scoperto che un trattamento a base di funghi può rappresentare un'efficace alternativa agli insetticidi cui le zanzare sono diventate resistenti.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la malaria provoca ogni anno almeno un milione di morti. Per ridurre la diffusione della malattia sono stati provati molti metodi, compreso l'utilizzo di insetticidi come il DDT, la distribuzione di zanzariere e lo studio della possibilità di produrre zanzare geneticamente modificate che non siano in grado di trasportare il parassita della malattia.
Ma quando sono stati usati gli insetticidi, le zanzare si sono dimostrate in grado di contrattaccare. Dopo l'utilizzo intensivo del DDT dopo la seconda guerra mondiale, gli insetti hanno cominciato a sviluppare resistenza alla sostanza chimica. Oggi, alcune zanzare resistono a un gran numero di insetticidi più moderni, compresi i piretroidi usati in gran parte dell'Africa.


 

 



Legge 16 dicembre 1985 (raccolta, consumo e vendita Tartufi)


(Cliccate su queste foto)

 

(galle)

Andricus dentimitratus = viscosus?


(una legge per la tutela dei funghi in Abruzzo)

 

APPROVAZIONE LEGGE MICOLOGICA

SODDISFAZIONE DI BOSCHETTI (DL)

 

- 19 luglio 2006 - L'Aquila - La terza Commissione’ Agricoltura’ del Consiglio regionale, nel corso della seduta odierna, ha approvato all’unanimità il testo unificato recante “Disciplina della raccolta e della commercializzazione dei funghi epigei spontanei in Abruzzo” Soddisfazione ha espresso il Presidente della Commissione Agricoltura Antonio Boschetti (DL) per la decisione assunta. “La Regione Abruzzo era una delle poche Regioni non ancora dotate di una propria legge in materia di micologia. la Commissione si è avvalsa del contributo dei rappresentanti delle Associazioni Micologiche delle ASL e dell’università dell’Aquila”. La Legge è stata formulata nel rispetto dei principi primari di seguito elencati:

  • -TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA. La proposta di legge ha l’obiettivo, attraverso il Corso di Micologia, destinato al cercatore di funghi, di ridurre le intossicazioni fungine attraverso l’attenta conoscenza delle specie velenose.

  • -EQUILIBRIO UOMO-NATURA. La proposta di legge favorisce nel raccoglitore, tramite l’educazione impartita dal Corso di Micologia e l’azione guida della Regolamentazione per la raccolta, la formazione di una coscienza ecologica finalizzata ad un rapporto armonioso uomo-natura. Non secondario è l’aspetto delle sanzioni, rese più severe per sfavorire le recidive e incentivare l’autocritica del cercatore. La proposta, con le future azioni correttive, avrà come obiettivo assoluto il raggiungimento di un equilibrio dinamico tra prelievo fungino e capacità degli ambienti di tollerarne gli effetti.

  • -I FUNGHI COME RISORSA ECONOMICA. La proposta riconosce alla risorsa naturale “funghi” la valenza economica permettendo ad alcune categorie la possibilità di integrare il proprio reddito con la relativa raccolta.


Legge Castiglione.jpg (114962 byte) Legge Castiglione 2.jpg (176693 byte)


 

Dall'Italia

 

SASSELLO Raccolto it "re dei funghi

Sasselo è stat premiato col "Fungo d'oro", tradizionale riconoscimento riservato al migliori esemplari trovati nella zone. Non poteva essere considerate il peso. Il porcino scovato sul versante occidentale del monte Beigua da Sebastiano Scocca ha fattoe fermare l'ago della bilancia sui 2 chili e 495 grammi, forse il record stagionale assoluto. Il noto cercatore varazzino, fra i più abili e fortunati del levante savonese, conferma che la stagione è di quelle da incorniciare, ma avverte «So che sono stati rinvenuti molti esemplari di peso superiore al chino e mezzo, come mai era successo.

Cannero: Amanite falloidi nel piatto
Giovedì la raccolta dei funghi con relativa cena. Madre e figlia all'ospedale in prognosi riservata. Forse trapianto del fegato

 

Giovedì la raccolta di funghi, poi la cena. Ma non si accorgono che tra i funghi cucinati e mangiati c'erano pure delle Amanite falloidi, i micidiali funghi velenosi. E così una madre e una figlia di Cannero sono ancora in prognosi riservata, come riporta oggi la Regione.
La figlia, venerdì mattina, si è recata al lavoro in Ticino, ma sentendosi male viene ricoverata alla Carità a Locarno. Ma a causa delle sue condizioni preoccupanti, i dottori decidono di trasferirla all'Ospedale Niguarda di Milano. La madre 70enne invece è stata ricoverata a Pallanza e poi trasferita a Bergamo. Queste ore sono decisive per capire se occorre il trapianto del fegato.

07.10.08 09:11

Tratto da: http://www.ticinonews.ch

Trenta persone intossicate per i funghi

E la stagione di raccolta è appena iniziata. I consigli dell’esperto per non esporsi a rischi

 

MILANO 02/09/2008 - Costa cara ai milanesi la passione per i funghi. Ben trenta gli avvelenati negli ultimi due mesi. Ma le richieste d’aiuto arrivate nello stesso periodo al Centro Antiveleni del Niguarda, da ospedali del resto della Lombardia e di altre parti d’Italia ammontano a un centinaio. In pratica una cinquantina al mese.
«Anche se a star male non sono state solo le cento persone segnalateci - spiega Francesca Assisi, dirigente medico del Centro Antiveleni - se si considera che oltre a costoro ci sono altri parenti che hanno mangiato gli stessi funghi, il numero degli intossicati va, infatti, moltiplicato almeno per tre». Ma questi numeri sono destinati a cambiare velocemente. La stagione di raccolta quest’anno è andata a rilento per fattori di natura climatica. Ma presto si entrerà nel vivo e allora si rischierà davvero molto. Dalla tavola all’ospedale. Un’annata davvero sfortunata da questo punto di vista è stata quella del 2006.
«Allora si verificarono anche - precisa la tossicologa del Niguarda quattro decessi». Una passione quella dei funghi costata molto cara. Negli ultimi due mesi fortunatamente non ci è scappato il morto e nemmeno danni al fegato gravi al punto di richiederne un trapianto. «Non ne siamo al corrente - puntualizza la dottoressa Assisi - almeno che sia capitato in qualche ospedale che non ha però richiesto il nostro intervento. C’é stato, invece, qualche paziente che ha avuto complicazioni renali e non sono mancati casi con danni neurologici. Si tratta di pazienti che accusavano la cosiddetta Sindrome Micoatropinica i cui sintomi (agitazione, convulsioni, disturbi enterici, e coma) iniziano dopo alcune ore dall’ingestione».
La maggior parte dei cento intossicati tra luglio e agosto presentava quella che viene definita Sindrome Gastroenterica , i cui sintomi si manifestano nell’arco di una o tre ore dalla consumazione dei funghi.
«Attenzione - mette in guardia la tossicologa milanese - dal mangiare funghi di cui non è stata accerta la commestibilità dai micologi, ma anche quelli mangerecci. Le scorpacciate ripetute per più giorni possono essere pericolose a causa della difficile digeribilità dei funghi e delle loro tossine».
Marisa De Moliner

Tratto da: http://www.cronacaqui.it

Jesolo, cento studenti intossicati

Malori dopo cena in albergo

 

Un arrosto con salsa ai funghi mangiato a cena, in un albergo di Jesolo (Venezia), ha rovinato la gita scolastica di una novantina di studenti siciliani finiti in ospedale, a Trieste, per una forma di intossicazione alimentare causata da cibi guasti. Insieme a loro sono stati ricoverati gli otto professori che li accompagnano e i quattro autisti dei due pullman con i quali sono venuti dalla Sicilia nel Nordest.

In tutto sono poco più di un centinaio di persone, ricoverati nei tre ospedali di Trieste (Cattinara, Maggiore e Burlo Garofolo) con diagnosi di "gastroenterocolite acuta da verosimile tossinfezione alimentare". Non vi è alcuna preoccupazione per nessuno di loro, ma tutti dovranno rimanere in ospedale, in osservazione, almeno fino a giovedì, alcuni sistemati in giacigli messi su in fretta e furia direttamente nel Pronto Soccorso dell'ospedale di Cattinara.

I ragazzi (tutti fra i 16 e i 18 anni, delle classi terza e quarta del liceo scientifico "Ettore Majorana" di Scordia, in provincia di Catania) hanno cominciato a sentirsi male in mattinata, subito dopo essere partiti da Jesolo (Venezia) con destinazione il castello di Miramare, a Trieste, e, successivamente, le grotte di Postumia, in Slovenia. Vomito, diarrea e qualche linea di febbre sono andati via via aumentando fino a indurre i professori a rinunciare alla gita e dirottare i pullman verso l'ospedale. Qui i sintomi hanno coinvolto praticamente tutta la comitiva (in tutto 107 persone), con la sola eccezione di due o tre ragazzi che la sera precedente avevano 'saltato' la cena perché indisposti.

02/4/2008

Tratto da: http://www.tgcom.mediaset.it


 

Dal mondo

 

UN FUNGO LARGO 500 METRI E LUNGO 800

 

IN SVIZZERA, E UNA ARMILLARIA OSTOYAE

 

Un fungo da record quello scoperto dagli scienziati dell'Istituto federale di ricerche per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) nel Parco Nazionale del Passo del Forno, nel Canton Grigioni: si tratta di un fungo appartenente alla famiglia dei chiodini ma la cui lunghezza di 800 metri e la larghezza di 500 metri e che estende le sue ife su una superficie di circa 35 ettari. Il fungo, e un rarissimo esemplare di Armillaria Ostoyae.

I funghi allucinogeni fanno bene

 

Servono per curare Ia depressione: lo sostiene la John Hopkins University di Baltiniora

 

Visioni mistiche, ma anche pensieri positivi. Ebbene si: i funghi allucinogeni fanno bene.

A sostenere questa stravagante teoria accornpagnata però dal rnassimo rigore scientifico, sono alcuni ricercatori della John Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. Secondo questi studiosi, infatti, l'agente attivo presente in questo particolare tipo di funghi, oltre a indurre esperienze mistico-spirituali, producono  cambiamenti positivi nel comportamento e nell'umore che perdurano per alcuni mesi. Chiave di tutto, un alcaloide vegetale detto psilocibina, che pare così avere lo stesso effetto della serotonina, l'ormone del piacere, sui recettori del cervello. In un esperimento portato a terrnine dal professor Roland Griffiths e stata somministrata della psilocibina a 36 volontari e la maggioranza di loro, secondo quanto riporta un articolo pubblicato sul giornale Psychopharmacology, ha dichiarato di aver continuato a sperimentare uno stato di benessere anche a un anno dalla assunzione, definendo questa esperienza tra le cinque più gratificanti della propria vita. La sostanza in questione, inoltre, non sembra dare dipendenza o provocare effetti tossici, al contrario di quanto accade con ecstasy, alcol e anfetamine. Secondo Griffiths, la scoperta potrebbe avere un'enorme irnportanza nel curare persone depresse o estrernarnente ansiose a causa di patologie tumorali.

02/7/2008 Tratto da: La stampa it - Medicina. 


Il dialogo fra piante e funghi simbiotici

 

Un segnale molecolare consente ai funghi micorrizogeni di raggiungere le radici

 

La vita degli alberi sarebbe impossibile senza l'aiuto di piccoli funghi del terreno che producono nutrienti e che vivono fra le radici delle piante. Ma come questi funghi trovino le radici è sempre stato un mistero. Ora un gruppo di scienziati giapponesi ha scoperto una molecola che svolge un ruolo chiave nel dialogo fra piante e funghi.
La maggioranza delle piante terrestri fa affidamento su funghi che estraggono gli elementi azoto e fosforo dal suolo. Questi funghi micorrizogeni formano una rete di fibre che circonda le radici delle piante, dove ricevono carboidrati in cambio del proprio servizio. Gli scienziati riescono a far crescere i funghi in laboratori soltanto aggiungendo un pizzico di radici tritate, e pertanto hanno ipotizzato che le piante producano un composto che favorisce la crescita dei funghi.
Per identificarlo, il biochimico Kohki Akiyama dell'Università di Osaka e colleghi hanno analizzato un estratto di radici di piante di loto, restringendo passo dopo passo la lista dei sospetti.Filtrando chimicamente l'estratto e verificando se potesse ancora stimolare la crescita dei funghi, hanno escluso una dopo l'altra diverse categorie di molecole. Infine, i ricercatori hanno potuto individuare una singola molecola.
Curiosamente, si tratta di un composto che era stato originariamente identificato come promotore della crescita delle erbacce. In un articolo pubblicato sulla rivista "Nature", Akiyama ipotizza che, nel corso dell'evoluzione, le erbacce parassitiche si siano intrufolate nel dialogo "privato" fra i funghi micorrizogeni e i loro ospiti, nella speranza di trovare il modo di rubare nutrienti dalle radici.
Fonte: Le Scienze (16/06/2005)


Esistono i funghi giganti ?

 

Guardate questa fotografia! Abbiamo sti­mato la grandezza dei due corpi fruttiferi rispettivamente di circa 50 cm di diametro del cappello per il più piccolo, e di circa 60 cm per quello più grande. La foto proviene dal Ghana (da "Il Messaggero dei ragazzi" di Padova, n.15, per gentile concessione), e i due ragazzi li usa­no come ombrelli per ripararsi sia dai frequenti e torrenziali acquazzoni equatoriali che dal sole cocente africano.

Ed è infatti in queste condizioni, cioè di temperatura elevata costante e frequenti precipitazioni, che spesso alcune specie di macromiceti riescono a raggiungere simili dimensioni.

E' difficile riuscire a capire quale specie rappresentano i due esemplari africani della foto. Sono sicuramente delle Agaricales; potrebbero essere, a ragione delle lamelle chiare biancastre, delle Macrolepiota, oppure dei Leucoagaricus o soprattutto dei grandi Termitomyces, tipiche Amanitaceae equatoriali, spesso di grandi dimensioni, caratteristiche per crescere sui grandi termitai. Però l'aspetto robusto, quasi tozzo, e sopratutto l'assenza di un anello, anche fugace sul gambo, ci fa scartare questa ipotesi.

Non ci rimane che includere i nostri funghi giganti nella Famiglia delle Tricholomataceae, ipo­tizzando dei generi come Leucopaxillus o Tricholoma, per l'habitus e perchè sono entrambi privi di anello. Naturalmente molte altre caratteristiche (omogeneità, colore della sparata, dimensioni e aspetto delle spore e delle strutture imeniali ecc.) andrebbero verificate.

 

E da noi? E' possibile trovare funghi così grandi?

 

Sono noti i ritrovamenti di esemplari molto grandi di alcune Boletaceae (come il Boletus edulis o il Boletus satanas) e soprattuttodi alcune polyporaceae (tra cui il Meripilus giganteus, la Grifola frondosa, il Phaeolus schweinitzii alcuni tipi di Ganoderma o altre). Infine la vescia gigante (Langermannia gigantea = Lycoperdon maxi­mum) il cui corpo fruttifero globoso può raggiungere, nei casi del tutto eccezionali ma possibili, il metro e mezzo di diametro.

 

  

Funghi gm filtrano terriccio e aria nelle serre

 

Funghi geneticamente modificati e trasformati in filtri per depurare terriccio e aria nelle serre.

 

E' quanto prevede di ottenere il progetto avviato nell'Università svedese di Uppsala. Il fungo-depuratore, rende noto il notiziario on line dell'Assobiotec, è stato finora sperimentato per la purificazione del terriccio e dell'atmosfera di una piccola serra, nella quale vengono coltivare rarissime orchidee, che richiedono standard di purezza del fondo e dell'aria difficilmente ottenibili.

Requisiti che il fungo gm dimostra di poter garantire.

Il filtro naturale è stato ottenuto combinando le caratteristiche genetiche di due varietà molto diffuse. Il punto di partenza è stato il Leucopaxillus macrocephalus, un fungo molto comune che è stato geneticamente modificato con gameti di una pianta altrettanto diffusa nei boschi svedesi, la Sedum villosum. Secondo quanto riferito dall'università svedese, "lo studio è un decisivo passo avanti nella risposta biotecnologica ad esigenze concrete. Il fungo gm è frutto di una implantologia d'avanguardia tra due piante eco-compatibili ed eco-omogenee, che ha permesso di unire la spugna del cappello della prima e la lanugine che ricopre la seconda"
Fonte: Ansa (02/04/2004)


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